domenica 29 novembre 2009

LA FINESTRA

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(Henri Matisse - Finestra a Collioure 1905 )

Passaggio per il mondo

Fa entrare luce, buio

Gioia

Terrore

Ti apre gli occhi ai sogni

Scorgi la realtà lontana

Ti attira in posti fantastici

La chiudi ma continui a sognare…

(Caterina Franco - 2009)

sabato 28 novembre 2009

Risposte

...(Monet - Ninfee)


“Che fai tu luna in ciel?” Chiese lo stagno.
“Guardo, mi specchio e poco ci guadagno.”
“Che fai tu luna in ciel?” Chiese il gabbiano.
“Giro, ma non so andare più lontano.”
“Che fai?” Chiese l’astrologo alla luna.
“Non porto né fortuna, né sfortuna.”
“Che fai?” Chiese alla luna il mio bambino.
“Tramonto.” Lei rispose. E fu mattino.

Mara Bagatella – ottobre 2009

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giovedì 26 novembre 2009

Concorso di poesia

...(immagine dal web)

Anni fa ho partecipato ad un paio di edizioni di un concorso di poesia, organizzato dal Comitato della biblioteca di un paese qui vicino. Le serate di premiazione si tenevano a fine novembre, nella chiesa del paese, un ora e mezza seduti al freddo, su banchi scomodi, ad ascoltare versi incomprensibili, perché l’amplificazione era scadente e i suoni rimbombavano all’interno del vasto edificio.
Non vinsi, né la prima, né la seconda volta, ma il motivo per cui non ho più partecipato è stato un altro: fu per la motivazione con la quale la giuria giustificò la scelta del vincitore alla seconda edizione.
La signora al microfono (la responsabile della biblioteca? Non ricordo chi fosse) spiegò che i giurati avevano scelto una poesia “serena” perché ne avevano abbastanza di opere tristi, malinconiche e pessimiste. Io rimasi alquanto perplessa a tale uscita. Pensai che se gli insegnanti di lettere scegliessero nello stesso modo i poeti da far studiare a scuola, i programmi si ridurrebbero a ben poco…
Certo, nemmeno a me piacciono molto le persone che si piangono continuamente addosso, i depressi cronici o chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto… tuttavia, il dolore, la tristezza, la malinconia, la rabbia, tutti questi sentimenti esistono e credo che meritino anche un loro spazio.
Quale spazio stiamo dando ai lati oscuri di noi, in questa società che predica l’ottimismo a tutti i costi? Che nasconde le sue magagne come la polvere sotto il tappeto? Che tira la pelle dietro le orecchie per eliminare le rughe?
Chi siamo noi, senza i nostri momenti tristi? Chi non conosce il dolore rimane per sempre infantile, egoista e superficiale, questo l’ho constatato spesso nel corso della mia vita. Escludere da una premiazione uno scritto, non perché poco valido dal punto di vista tecnico, ma solo perché trasmette tristezza, l’ho trovato un segno talmente evidente di superficialità, che ho lasciato perdere quel concorso di poesia, e poi non mi è più venuta voglia di cercarne degli altri.
Forse ho fatto male… in fondo non era che un piccolo concorso, organizzato dalla piccola biblioteca di un piccolo paese di campagna… cosa pretendevo? è già tanto che venga fatto, che ci siano persone che ci spendono del tempo.
Però mi innervosisce lo stesso. Per me la poesia è la pausa di riflessione, lo spazio che dedico ad una parte di me costantemente nascosta e compressa. Sono certa che per tanta altra gente sia così.
Quest’anno (come ogni anno) mi è arrivato di nuovo a casa l’invito a partecipare a quel concorso… che volete, ormai hanno i miei dati! Presa da uno strano raptus, ho scritto la prima baggianata che mi è venuta in mente, seguendo il tema dato (si, adesso danno anche il tema!) e l’ho spedita.
Purtroppo, nell’ultimo verso mi è scappata una sfumatura malinconica… mi sa tanto che non vincerò nemmeno questa volta.
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mercoledì 25 novembre 2009

Transito 2009

...(immagine dal web)

Nella vita ci sono persone che ci sanno restare accanto, affetti solidi su cui si può contare, amicizie che durano.

E poi, ci sono i transiti.

Come pianeti che attraversano il nostro cielo, letti nel loro passaggio da astrologi più o meno credibili, rimangono un poco, magari portano strani sconvolgimenti e poi se ne vanno.
Questi sentimenti in transito, che valore hanno? Me lo sono chiesta talvolta, io che sono invece tanto abitudinaria e stanziale. Cosa ci portano, quando arrivano? Cosa ci strappano, quando ci lasciano? Sono come treni che si fermano per un poco alla nostra stazione, treni merci che scaricano dei pacchi nei nostri magazzini, ne caricano altri e poi ripartono, senza voltarsi indietro, verso la stazione successiva.

Lo sapevo fin dall’inizio, che era solo un treno in transito. Una meteora. Un passante. Una rondine che migra. Ma è difficile lo stesso, lo è tutte le volte.

Io sono un albero, orgoglioso delle sue radici profonde, ma non ho ali, non riesco ad andarmene, non posso allontanarmi. Guardo le stelle, ascolto il vento, conosco le cose, anche quelle lontane, ma il mio posto è qui.

Faccio veramente fatica a comprendere fino in fondo chi non ha costanza.

Nonostante sappia che, in fondo, siamo tutti di passaggio.
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domenica 22 novembre 2009

Giornata mondiale dei diritti del fanciullo

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Ho ricevuto ieri l'altro questa e-mail dal Presidente dell'Associazione SOS Infanzia. Purtroppo l'ho letta solo oggi, perchè ho dei problemi di connessione in questi giorni, ma non credo che pubblicarla con un po' di ritardo tolga qualcosa al suo valore.

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20 Novembre 2009 nel ventennale della Giornata mondiale dei diritti del fanciullo

Nel ventennale della carta dei diritti dell'infanzia dell'ONU che si celebra il 20 novembre, crediamo sia opportuno riflettere sulla testimonianza appena ricevuta che alleghiamo alla presente. Ancora una volta un'ulteriore testimonianza che punta il dito sui reali responsabili della violenza all'infanzia che non sono unicamente riconducibili al pedofilo il quale si alimenta di connivenze spesso in ambito familiare. Rimangono una serie di interrogativi pressanti, comuni denominatori in tante testimonianze ricevute, purtroppo ancora senza sufficienti e adeguate risposte: chi si pre-occupa che tutto questo non accada? Quali scelte politiche, sociali e umane sono state messe in atto per contrastare seriamente questo fenomeno largamente sommerso?
A vent'anni di distanza dalla Convenzione dell'ONU cosa è stato fatto? Purtroppo dopo dieci anni che siamo impegnati in questo fronte dobbiamo amaramente constatare che se da un lato la legislazione in termini di repressione del fenomeno ha tentato di arginare il dilagare dei reati contro i minori, dall'altro lato, quello della prevenzione, c'è un vuoto quasi assoluto.

Mancano serie programmazioni educative e formative a partire dalla scuola di ogni ordine e grado, informazione e formazione alle famiglie, agli operatori sociali ed educatori in generale. E' un tabù culturale che rimane relegato nei meandri della nostra mente salvo poi celebrarlo in manifestazioni ed eventi annuali dove tutti si incensano con dichiarazioni di principio e proclamano buone intenzioni, lasciando poi trascorrere un altro anno per ritrovarci tutti a ridire puntualmente le stesse cose.
Siamo felici che dal Papa al Presidente della Repubblica giungano auspici affinchè agli abusi sui minori si contrappongano adeguate contromisure, ma se alle sacrosante aspettative non sapremo affiancare la concreta attuazione di interventi preventivi temo rimarranno ancora speranze vane.


Graziano Guerra


"Viviamo in una società che si definisce moderna e civile, eppure usiamo e buttiamo i bambini alla stregua di un giocattolo, li usiamo come e quando vogliamo finchè ci fa comodo. [...] Chi mi ridarà la serenità che avevo prima dei miei 5 anni? Chi ridarà a tutti i bambini violati nella loro innocenza una famiglia sana, dei parenti che li facciano sentire tutelati, degli educatori che sappiano cogliere le richieste di aiuto attraverso un tema, dei professionisti capaci che non si limitino a prescrivere pillole ma a raccogliere il grido disperato di aiuto? Forse la Carta dell'Onu? [...] Ciò che continuo a non capire, e a non perdonare, sono tutti i comportamenti adottati dai parenti, a partire proprio dai miei genitori. Non posso scusare chi doveva essere al mio fianco quando avevo bisogno ed aveva la massima responsabilità. Se non sai fare il genitore è meglio che tu non metta al mondo dei figli. Se non sai cosa fare quando capitano queste cose non sei degno di essere genitore. Io ora sono serena, certo i danni causati sono irreparabili, inutile nasconderlo. Ho però raggiunto il mio equilibrio che tuttavia non sarà mai lo stesso di chi ha avuto la fortuna di avere un'infanzia serena. Tutti oggi si preoccupano di fare dichiarazioni sui diritti dei bambini ma la maggioranza di questi si preoccupa quando è già avvenuta la violenza: le leggi, le pene, i bambini abusati….il danno è già fatto. Ma lo vogliamo capire o no che l'obiettivo da raggiungere è fare in modo che tutto ciò non accada? Perché non ci preoccupiamo di formare futuri genitori che sappiano compiere il loro dovere? C'è ora allo studio il patentino per i cani a quando il patentino per i genitori? Dovremmo aspettare che qualche figlio li morda? Il guaio è che se dovessi mordere tutti quelli che mi hanno fatto del male rimarrei senza denti!!! Purtroppo la società guarda con sufficienza questo problema, prego vivamente che non capiti a nessuno, neppure al mio peggior nemico. Grazie Sos Infanzia.
Giuliana"

lunedì 16 novembre 2009

Era un giorno di pioggia

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Era un giorno di pioggia
E tu dormivi
Le tue labbra tanto vicino
A me
Morbide dolci inarrivabili.
Se il desiderio fosse una lama
Se il desiderio fosse una voce
Tagliente!
Era un giorno di pioggia
E tu dormivi.

(Mara Bagatella – 13.10.2009 – Transito 2009)

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domenica 15 novembre 2009

Orto sinergico - foto autunnali

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Dato che alcuni miei lettori avevano espresso il desiderio di vedere il famoso orto sinergico, e poi, com'è, come non è, non se n'è fatto nulla... vi regalo un po' di foto autunnali. Lo so, non è come andarci, ma meglio di niente!
Questa volta il report fotografico è corredato di "ortolano". Tanto per chiarire, le foto gliele ho fatte perchè me le ha chieste lui... quanto sono narcisi gli uomini, a volte...


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sabato 14 novembre 2009

Immagini

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Non sono stata completamente con le mani in mano, mentre ero a casa con l'herpes zoster prima e l'influenza poi... mi sono cimentata con i programmi di grafica ed ho provato a modificare qualche immagine. Quello che vedete è una specie di "autoritratto virtuale".
Mi sono divertita, non dico di no... ma non è come dipingere...
No, non è assolutamente la stessa cosa.
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giovedì 12 novembre 2009

Crocifissi e zucche vuote

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(Masaccio, La Trinità)

"Certamente c’è apprezzamento" per il ricorso annunciato ieri dal governo italiano contro la sentenza con cui la Corte dei diritti umani di Strasburgo ha detto no al crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Lo ha detto il segretario di Stato Vaticano cardinale Tarcisio Bertone a margine di una conferenza stampa all’ospedale pediatrico Bambin Gesù. "Io dico - ha detto il porporato - che purtroppo questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche della festa recentemente ripetuta la vigilia del primo novembre e ci toglie i simboli più cari. Questa è veramente una perdita che io deploro. Dobbiamo cercare con tutte le forze - ha detto Bertone - di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede. Le strade pubbliche debbono togliere tutti i crocifissi?".


Questo brano l’ho estrapolato da Internet, ma immagino che nei giorni scorsi l’abbiate sentito e risentito, in tutti i TG, ripetuto in varie salse nei programmi di approfondimento, per radio, sui giornali.
Spesso su questo blog mi sono occupata di simboli. È il mio lavoro, io mi occupo di immagini. Ma a cosa servono i simboli? Ai miei alunni spiego che sono “immagini concrete che rimandano a significati astratti”.
Il crocifisso è un simbolo religioso, ma che significato ha per noi? Appeso alle aule scolastiche, ha un senso?
Spesso, con la materia che insegno, io parlo in classe di religione. Gran parte delle opere d’arte ha una funzione religiosa, ragion per cui affronto di sovente l’argomento. Vi assicuro che è assai arduo spiegare ad una classe i simboli dell’arte medievale o opere come “La Trinità” di Masaccio a persone che di cristianesimo non sanno niente, eppure mi capita molto spesso… e non sto parlando dei miei numerosi alunni extracomunitari, ma dei ragazzi italiani.

La scuola è un’istituzione laica. Io sono convinta che le conoscenze di base riguardanti la religione, i ragazzi le devono ricevere in famiglia e in parrocchia, non a scuola. Se i miei alunni vengono in classe senza sapere nulla del valore del crocifisso che sta lì appeso, per loro, che ci sia o non ci sia, che differenza fa? Quel simbolo non dice loro proprio nulla.

Sono molto più preoccupata di altre cose, riguardo alla scuola, dico la verità. Per esempio dei tagli dei posti di sostegno e delle ore di completamento, proprio quelle che noi insegnanti utilizzavamo, non solo per coprire le supplenze quando qualche collega si ammalava, ma anche per seguire i ragazzi in difficoltà.

Sono cresciuta in una famiglia cattolica, ed ho ricevuto un’educazione cristiana. Anche se ad oggi non sono più praticante come un tempo, anche se ho maturato una certa criticità nei confronti dell’apparato ecclesiastico, ci sono valori cristiani in cui credo ancora: l’amore verso il prossimo, l’accoglienza, occuparsi e prendersi cura di chi è più debole.

Che scuola è quella che lascia indietro i più deboli? Quella che taglia sui posti di sostegno? Che valori trasmette?

Mi dispiace per il cardinal Bertone, ma a queste condizioni, il crocifisso in classe diventa davvero un simbolo vuoto. Ma la colpa non è dell’Europa. Direi che dovremmo farci un po’ tutti un serio esame di coscienza. I primi simboli dei valori cristiani, i simboli vivi, dovrebbero essere i cristiani stessi, o quelli che si professano tali.

Tutto il resto è solo demagogia.
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mercoledì 11 novembre 2009

Proverbio veneto (2)

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(muro a secco - foto Mara Bagatella 2009)

"Fin che ghe pan in convento, frati no manca."

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lunedì 9 novembre 2009

Rane fritte e pesce gatto

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(immagine dal web)

Finalmente l’ho trovato, quasi senza cercarlo, dato che non ho molto tempo per navigare in Internet. Un bel blog di cucina, scritto da un cuoco, però, un cuoco vero! L’ho trovato per caso, e mi è piaciuto subito. Come ho già raccontato tempo fa, io in cucina me la cavo, ma non sono certo uno chef… la mia è una “cucina di sopravvivenza”, i piatti elaborati preferisco mangiarli, piuttosto che prepararli.
Però, riguardo al cibo sono anche curiosa, mi piace assaggiare. Oddio, la minestra con il pop corn, devo dire la verità, mi lascia un po’ perplessa… (deve trattarsi di quella che chiamano "cucina creativa...) ma quando ho visto il post sulle rane fritte, mi è venuta una gran voglia di fare un giro a Parma ad assaggiarle!

E pensare che il mio primo (ed unico, finora) approccio alle rane fritte è stato traumatico, a dir poco… La vicenda risale a qualche anno fa.
Mio padre, che ha ascendenze chioggiotte, aveva acquistato le rane ed un pesce gatto, e voleva cucinarseli “come li faceva sua madre” (il che significa che avrebbe inventato una ricetta lì per lì, perché lui in realtà non si ricorda di come cucinava mia nonna). Purtroppo in quel periodo era oberato di lavoro e non trovava mai il tempo. Rane e pesce erano parcheggiati in frigorifero già da tre o quattro giorni, quando alla fine si decise a telefonarmi, dato che ero a casa e il pranzo, a quel tempo, lo preparavo io.

"Mara, nel frigo ci sono le rane e il pesce gatto, dovresti cucinarli altrimenti vanno a male!"

"Ma papà, io non so cucinare il pesce gatto… e nemmeno le rane!"

"Ah, basta che le infarini e poi le friggi."

"Tutto qui?"

"Si, e anche con il pesce fai lo stesso. Lo tagli a pezzi, lo infarini e lo friggi."

"… va bene…"

E così, prendo la farina, l’olio, la padella, apro il frigo, tiro fuori i cartocci e… sorpresa!
Il pesce gatto era ancora vivo!
Si, dopo 4 giorni di frigorifero era vivo, gente! Respirava e muoveva la coda qua e là… avete presente?

Che cosa ho fatto io? L’ho ammazzato, si capisce.

Ora non cominciate a pensare che io sia un’insensibile pescicida… è solo che voi non avete mai visto mio padre quando tornava dal lavoro stanco, nervoso e affamato… se lui voleva il pesce gatto fritto, io glielo dovevo preparare. Punto.
Non chiedetemi come ho fatto… non me ne ricordo volentieri. Per fortuna era un pesce gatto piccolo. Praticamente, un pesce gattino. Quanto sono coriacei i pesci gatto, non ne avete idea! E con quei baffi, poi! Fanno un’impressione!

Morale della favola, a pranzo, mio padre ebbe la sua frittura (che io assaggiai appena), ma gli dissi chiaramente che la prossima volta che gli veniva voglia di comprare rane e pesce gatto, doveva mettersi in testa di cucinarseli da solo.

Inutile dire che le rane fritte non sapevano da niente…
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sabato 7 novembre 2009

Proverbio veneto (1)

...(immagine dal web)

"Chi semena spini, no vada descalzo."

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giovedì 5 novembre 2009

Visentini magna gati

..."Finestra" - foto di Mara Bagatella

“Veneziani gran signori, padovani gran dotori,
visentini magna gati, veronesi tuti mati,
udinesi castellani col cognome de furlani,
trevisani pan e tripe, rovigoti baco e pipe,
i cremaschi fa cogioni, i bressan tagiacantoni;
ghe n’è anca de più tristi: bergamaschi brusacristi.”

Tranquilli: non sono diventata improvvisamente leghista: solo mi sono sempre domandata come mai di tutta questa lunga tiritera, un solo detto è conosciuto in lungo e in largo per lo Stivale: e cioè "visentini magna gati".
Direi che anche gli altri sono degni di essere ricordati!
Ho trovato questa "carta d'identità" veneta (ma sarebbe più corretto dire della "Serenissima", visto che risale ai tempi in cui tutte le città menzionate erano sottoposte alla Repubblica di Venezia) su un libro intitolato "Proverbi veneti" della Rusconi. Era in casa dei miei da chissà quanto tempo, l'ho sgraffignato, in verità... c'è qualche perla interessante... vediamo se prossimamente avrò il tempo di proporvene qualcuna.
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