lunedì 7 giugno 2010

Agenda

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Sto sistemando i registri per la fine dell’anno scolastico. Riguardo l’agenda in cui ho segnato, giorno per giorno, classe per classe, tutte le lezioni che ho svolto. Lo faccio ogni anno, però chissà perché questa volta mi sembra diverso. Mi sembra di aver fatto più fatica del solito, mi chiedo come cavolo ci sono riuscita ad insegnare tutte quelle cose, che pure alla fine mi sembrano troppo poche.

È come quella volta che ho terminato il primo anno all’Accademia di Belle Arti, mi sembrava di aver disegnato poco, dipinto poco… e poi, invece, quando ho dovuto ripulire la stanza dell’appartamento di Verona per tornare a casa, non sapevo più dove mettere tutto il materiale, gli schizzi, i disegni che avevo ammucchiato dentro l’armadio.

È sempre così. Mi sembra sempre di non aver lavorato abbastanza, di non aver vissuto abbastanza, prodotto abbastanza. Non lo so se è perché sono veneta (la cosa mi preoccuperebbe alquanto…) o perché sono sempre stanca e dormo tanto (ma alla fine devo anche recuperare!).
Probabilmente sono solo io che ho qualche sindrome psicologica… senso di inadeguatezza… complesso di inferiorità. Boh…

Però per fortuna che esistono le agende, almeno alla fine dell’anno salta sempre fuori che qualcosa di buono l’ho fatto. Si, perché io tendo a dimenticarmene. Ho sempre presenti le cose che ancora NON ho fatto, il lavoro che NON ho svolto, mai il contrario.
Ormai siamo alla fine dell’anno e io lo so, LO SO! Che non ho tutto a posto, che non è tutto perfetto, come piacerebbe a me!

E poi la casa… è in perenne disordine, non riesco a starci dietro. La credenza andrebbe svuotata e ripulita, così come il frigo. La stanza dove tengo il computer è piena di polvere, siccome ci entro solo io non pulisco mai! In camera ci sono magliette e pantaloni e cappelli e ancora roba di lana rimasta da lavare e libri e orecchini lasciati in giro, tutto alla rinfusa.
Non esiste la perfezione, lo so… mi devo rassegnare. Non posso star dietro al lavoro, alla casa, al blog, agli amici, alla famiglia, alle piante sul balcone, senza lasciare un po’ di disordine in giro.

Vorrei un’agenda parlante, che mi dicesse giorno per giorno: “Brava! Hai fatto questo e hai fatto quello, per oggi va bene così… ricordati di fare quella cosa domani, quell’altra invece è meno urgente, puoi rimandarla a giovedì…”
Ma la parola più importante credo sarebbe “brava”…

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oppure... "Higitus Figitus"?

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6 commenti:

  1. Eh già, tante volte counque credo che sia inutile riordinare almeno per me perchè poco dopo torna tutto in disordine; io riordino quando sono triste o stanca, cancello tutti i pensieri concentrando le energie, così quando vedo disordine mi dico: "Be' Cate,farai nel prossimo momento orrendo no??". Poi però non resirto troppo nel disordine perchè tutti gli oggetti sparsi mi sembrano una cosa inconclusa e va a finire che riordino, altrimenti la mia testa parte a immagirare troppe cose e mi sconcentro:-))) però se ci fosse un modo per stare farmi e vedere tutto riordinarsi da solo, le assicuro che farei di tutto per procurarmleo!! :-)) un abbraccio Cate

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  2. credo che riordinare le idea alla fine di un percorso è sempre produttivo..credo anche che non sei tu che non fai molto... ma sono le cose che sono troppe, vedo anche la mia vita! a volte penso che è un completo casino... ma ci metto tutto l'impegno che posso così da uscirne sempre vincitrice anche se non piemamente soddisfatta...vorrà dire cha la prossima volta ci riproverò, con entusiasmo e voglia di migliorare... baci

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  3. @ Cate: ti ricordi la scena di Mary Poppins quando riordina per magia la stanza dei bambini??? ecco, vorrei saperlo fare anch'io! Anche per me riordinare e pulire fuori significa riordinare e pulire dentro di me...

    @ Cecilia: organizzarsi aiuta a fare molto di più e meglio! però ci sono momenti in cui semplicemente non ne ho voglia!!! Ci vogliono anche i momenti in cui ci si ferma e non si fa nulla di nulla... come quando si attacca il cellulare al caricabatterie...

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  4. mi aggiungo a Neurasia... Brava.
    fare fare fare....abbiamo sempre troppa paura di sprecare tempo e non produrre abbastanza...
    a volte invece, in certe attività, l'importante non è fare, ma esserci. basta la sola presenza. ed è lì che scaturisce il vero terrore...quando ci si rende conto della difficoltà del non-fare, non-agire. di ciò che si è dietro all'azione. o ciò che non si è. pensieri confusi...non so se mi son spiegata. scusa, il caldo. :)

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